Riflessi di Paura: Recensione in Anteprima

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Riflessi di Paura
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 3 ottobre
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Ben Carson è un ex detective dal passato burrascoso. Un involontario omicidio l’ha portato via dalla polizia e dalla propria famiglia, facendolo finire tra le braccia dell’acool. Desideroso di rimettere a posto la propria vita accetta di lavorare come guardiano notturno in un grande magazzino, devastato dal fuoco 5 anni prima. Ma Ben non è solo, a fargli compagnia ci sono degli enormi specchi, rimasti incredibilmente illesi all’incendio, abitati da un misterioso e malefico demone…

Remake in salsa Hollywoodiana di un horror sudcoreano del 2003, Riflessi di Paura spaventa per gli imbarazzanti dialoghi e per la storia di fondo, talmente surreale da non essere minimamente credibile, riprendendosi solamente negli ultimi 2 minuti di film, quando un intelligente colpo di scena arriva finalmente a dare “un’impronta” al tutto…

Diretto dal talentuoso e apprezzato Alexandre Aja, regista del remake Le colline hanno gli Occhi e del prossimo Piranha 3-D, Riflessi di Paura gioca con la mitologia orrorifica e spettrale degli specchi, senza però riuscire pienamente a convincere. Capaci secondo i romani di riflettere l’anima delle persone, gli specchi di Aja sono delle entità malevole in grado di intrappolare le anime dei vivi o intrappolare quelle dei defunti, prima che queste possano arrivare nell’aldilà.

Partendo da questo semplice presupposto il giovane regista francese costruisce la pellicola, con una misteriosa entità malefica capace di sfruttare ogni tipo di superficie riflettente per spaventare e uccidere. A sfidarla ci penserà Ben Carson, detective instabile dal comportamento irrazionale e scontroso. Notte dopo notte, costretto a dover sorvegliare un vecchio grande magazzino incendiato, Ben verrà a contatto con i malefici specchi, capaci di riflettere immagini orribili che lo sconvolgono, di proiettare immagini del passato e di manipolare la realtà, portandolo sulla soglia della pazzia.

Raccolti indizi sconvolgenti sul passato del Grande Magazzino, in realtà ex ospedale psichiatrico, Ben si metterà alla ricerca di un misterioso indizio chiamato ‘Esseker“, in una corsa contro il tempo per salvare se stesso e la propria famiglia…

Partito benissimo con dei titoli di coda ad effetto caleidoscopico da applausi, Riflessi di Paura si perde malamente con il passare dei minuti, a causa di uno script talmente imbarazzante nei dialoghi da rendere l’intera storia di fondo a dir poco comica. Alexandre Aja conferma tutte le sue qualità registiche, costruendo una pellicola ricca comunque di tensione, claustrofobica e cupa, grazie anche alla sgranata e tenebrosa fotografia di Maxime Alexandre, chiamato a dover vincere l’impossibile sfida contro gli specchi, ma il risultato resta purtroppo deludente.

Il gioco di riflessi e rimandi continui, con specchi e superfici specchiate posizionate ovunque, merita un applauso nei confronti del regista, incapace però di costruire una storia credibile senza sfociare nel ridicolo. Il personaggio a dir poco ‘eccessivo’ di Kiefer Sutherland poi, via di mezzo tra Bruce Willis, Sly Stallone, Mel Gibson e Arnold Schwarzenegger, nel suo ‘robusto’ e ‘irruento’ modo di agire, non ha sicuramente giovato al tutto.

Credere in degli specchi assassini dovrebbe essere a dir poco folle ma non in questo film, dove ad un certo punto la moglie di Sutherland chiama il marito al cellulare scusandosi perchè non aveva creduto che degli specchi potessero uccidere, come lui aveva cercato di spiegarle. Il dialogo, ed è solo uno dei tanti, è talmente surreale da far scappare una fragorosa risata, facendo perdere lo stato d’ansia necessario per arrivare al finale risolutore.

Proprio il finale rappresenta poi la ciliegina sulla torta. L’ultima mezz’ora tocca vette di una non voluta comicità elevatissime, con Sutherland e una suora in versione Esorcista come allucinanti protagonisti. Ma è proprio in questo triste momento che Aja tira fuori il meglio di sè e dell’intero film, piazzando un colpo vincente che da solo arriva in soccorso al fastidio accumulato durante l’arco dell’intera pellicola.

L’idea di fondo, chiamata a voler rappresentare gli specchi non solo come superfici in grado di riflettere il mondo che gli si specchia davanti, ma a loro volta veri e propri misteriosi universi paralleli, arriva finalmente a conclusione, con un inatteso e ben sviluppato colpo di scena. Finalmente quancosa di originale e di ben articolato fa la sua comparsa, ma 5 minuti obiettivamente non bastano a giustificare i 100 che li hanno preceduti, troppo spesso ridondanti, forzati, telefonati e agghiaccianti nel loro accompagnamento parlato.

Indubbiamente consigliato agli amanti del genere, ma deludente viste le aspettative e le potenzialità iniziali. Uscirete dalla sala cercando impronte sui vari specchi che incontrerete, con curiosità mista a timore, ma a parte questo piccolo particolare ben poco vi resterà di questo Riflessi di Paura, rimasto imprigionato in una sceneggiatura a specchi capace di riflettere all’infinito solo le proprie battute peggiori.

Voto:5

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