Un Segreto tra di Noi
Recensione in Anteprima
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Uscita in sala: 26 Settembre
Un’apparente tipica felice famiglia americana. Charles è un professore universitario, il figlio Michael un famoso scrittore di romanzi rosa, la figlia Ryne è stata appena ammessa ad una prestigioca facoltà di legge mentre la capofamiglia Lisa sta per diplomarsi al college.
Peccato che a far cadere la maschera ai Taylor ci pensi il destino, con un tragico incidente che trasformerà la festa del diploma in un funerale, facendo venire alla luce la vera storia della famiglia…
E’ un dramma famigliare semi autobiografico questo Un segreto tra di Noi, esordio alla regia del giovane Dennis Lee, interessato ad un esplorazione ravvicinata della complessità della tipica famiglia borghese americana, teoricamente perfetta, senza però riuscire a convincere pienamente. Il mostruoso cast sopperisce agli ‘errori’ dell’esordiente regista, premiato giovanissimo addirittura con un Oscar per studenti di cinematografia ma non pienamente promosso a questa sua prima attesa prova di maturità…
Il padre padrone, duro, autoritario, severo, la madre succube e sempre pronta a giustificarlo, il figlio maltrattato dal padre, cresciuto con odio e rancore nei suoi confronti, la sorella più piccola che poco o nulla sa del passato e una zia impertinente, saggia e affettuosa.
Prendete tutti questi ‘tipici’ personaggi, miscelate il tutto e avrete i Taylor, famiglia borghese del Midwest pronta ad esplodere quando una tragedia si abbatterà su di lei. Un’infanzia talmente dura e difficile da digerire per Michael che, una volta cresciuto e diventato scrittore di successo, decide di trascriverla, facendone il suo prossimo romanzo, Fireless in The Garden.
Se pubblicato, questo libro sfascerebbe definitivamente la propria famiglia, visto che inconfessabili segreti verrebbero resi pubblici addirittura agli occhi del mondo. Ma la tragedia che si abbatte su Michael e su tutti i suoi famigliari è talmente imponente che il castello di certezze costruito con fatica negli anni crolla colpo dopo colpo, riportando alla luce un passato incredibilmente dimenticato e pronto ad ed essere giustamente riabilitato.
Premiato con l’Oscar nel 2003 per il cortometraggio Jesus Henry Christ, Dennis Lee debutta sul grande schermo sceneggiando un fatto che l’ha toccato in prima persona, ovvero la morte della madre, avvenuta nel 2003. Uno spunto evidente per disegnare i contorni di questa famiglia americana, ricca di rancori e segreti, clamorosamente non del tutto svelati dal regista stesso. Se la storia, infatti, riesce a toccare le corde dello spettatore, grazie anche ad una toccante colonna sonora e ad un cast praticamente perfetto, lo script evidenzia dei buchi lasciati in un limbo di dico e non dico obiettivamente inspiegabili. Come si è sviluppato il rapporto padre/figlio nel corso degli anni? Perchè Michael ricorda solo i momenti del ‘padre tiranno’? Cosa è successo tra Michael e la zia?
Dubbi buttati in pasto allo spettatore ma segreti rimasti nella mente del regista…
Buono il continuo salto temporale tra passato e presente, montato intelligentemente anche con degli astuti rimandi, ma mai eccessivamente marcato dal punto di vista scenografico e d’ambientazione, così come la sceneggiatura stessa, ricca di dialoghi e capace di costruire dei personaggi dai contorni ben definiti.
Talmente definiti, e qui c’è l’altra faccia della medaglia, da risultare stereotipati, lasciando la perenne sensazione del ‘già visto’. Sugli scudi non tanto Julia Roberts, che ha una ‘parte d’attrice’ minore, anche se fondamentale, quanto il convincentissimo Ryan Reynolds, il severo, e per una volta ‘atipico villains, Willem Dafoe, e il piccolo Cayden Boyd, chiamato a dover interpretare Reynolds da piccolo, bravissimo nel rappresentare perfettamente il dramma dell’infanzia traumatica e difficile da superare anche in età adulta.
A questi si aggiungono una trasformata Carrie-Ann Moss ( che fine ha fatto Trinity?!? ), un interessante Hayden Panettiere e la solita bravissima Emily Watson. In questo grande circo famigliare, tra egocentrici domatori, vallette accondiscendenti e conigli vogliosi di riscatto, Dennis Lee realizza un drammone che si vede e si fa vedere, con tanto di lacrimuccia in arrivo al momento giusto, incapace però di convincere del tutto.
Giustamente imperfetto nella sua prima volta, Lee si perde su quei particolari che rendono grande un film, come la fotografia, i costumi e le scenografie, dimenticandosi, volontariamente o no, di spiegare ‘alcuni’ dei tanti segreti seminati lungo l’arco della pellicola, forse troppo ‘pretenziosa’ per essere un debutto nell’alta società..
Voto: 5,5