Il detective Tom Ludlow viene chiamato dai propri compagni di squadra ‘il killer’. Non conosce regole, applica una giustizia tutta sua, abusa del proprio potere, beve vodka da mattina a sera, incapace di riprendersi dalla morte della moglie, avvenuta tre anni prima. E’ un lupo assetato di sangue, sempre armato fino ai denti e incapace di avere paura, nella notte che non aspetta di Los Angeles.
Coperto sempre dal proprio capo, il “Re” Jack Wander, Tom finisce nei guai per la morte di un collega, suo ex-compagno, con alcune prove che lo vedrebbero direttamente coinvolto. Dovrà così per l’ennesima volta fare tutto da solo, indagando sulla polizia stessa, corrotta fino al midollo e ricca di impensabili verità, fino alla clamorosa verità finale…
Tratto da un best seller di James Ellroy, padre di L.A. Confidential e Black Dahlia, vero e proprio menestrello dei lati oscuri e cupi di Los Angeles, La notte non aspetta si presenta come un buon poliziesco, teso, coinvolgente, ben diretto e fotografato, e con un cast di all star di prima grandezza, capace di giusitificare da solo il prezzo del biglietto.
Diretto da David Ayer, sceneggiatore di Training Day, The Fast and the Furious e S.W.A.T., e regista di Harsh Times – I giorni dell’odio, il film non brilla in quanto ad originalità, prendendo a piene mani tra i vari clichè che da sempre vedono la polizia di Los Angeles protagonista, ma soppesa il tutto grazie ad un buon plot, con tanto di sorpresona finale nemmeno tanto scontata e telefonata.
Protagonista assoluto del film è un incattivito e imbolsito Keanu Reeves, bello e dannato, vero e proprio simbolo di quella ‘casta’ rappresentata dalla polizia, dove tutti coprono gli errori dei colleghi, calpestando regole e giustizia. ‘Non conta quello che realmente succede, ma quello che scriviamo nei rapporti ufficiali ‘. Questa è la frase clou del film, che porta sulla scena la corruttibilità e l’abuso di potere che in quel mondo coinvolgerebbe tutti, senza tralasciare nessuno.
Non esistono buoni e cattivi, non ci sono ’senza macchia’, nessuno può trovare via di fuga o assoluzione dai peccati, tutti hanno qualcosa da nascondere, qualcosa di cui vergognarsi, da coprire con il distintivo e la pistola d’ordinanza. Accanto ad un eccellente Reeves padroneggia un grande Forest Whitaker, punta di diamante di un vera e propria ’squadra’, re delle strade di Los Angeles, con l’ambizione di diventare un giorno sindaco.
Ai due si affiancano un convincente Hugh Laurie, che fa il suo ingresso in scena scimmiottando colui che l’ha reso celebre, e un acerbo Chris Evans. Violento e senza censure, il film regala buone scene d’azione, tra inseguimenti e sparatorie varie, finendo per presentarsi come uno dei polizieschi più riusciti degli ultimi anni, magari rivitalizzando un genere ultimamente troppo frettolosamente dimenticato.
Considerando poi il basso budget di produzione, di appena 20 milioni di dollari, non possiamo far altro che complimentarci con David Ayer, capace di trasportare sullo schermo, ottenendo buoni risultati, un classico scritto da quel genio maledetto di James Ellroy.
Imperfetto e con qualche pecca, ma indubbiamente piacevole sorpresa… molto più appropriato il titolo originale, Street Kings, mentre è inspiegabile il cambio di locandina avvenuto nel nostro paese, con questo photoshop da due soldi a sostituire quel gioiellino che era il poster originale. Ma siamo in Italia… ancora che ci stupiamo?
Voto:7 –