The Bourne Ultimatum, per le mie recensioni (si lo so, spesso da querela!)

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The Bourne Ultimatum



Nel primo capitolo cercava di scoprire chi fosse.

Nel secondo esigeva vendetta per quello che aveva dovuto subire.

Adesso ha una memoria di ferro, sta tornando a casa, ed è più furente che mai…
La Treadstone, l’operazione top-secret che l’ha creato in tutto e per tutto, è ormai morta e sepolta.

Al suo posto è arrivato il programma Blackbriar del Dipartimento della Difesa, con una nuova generazione di killer super addestrati, totalmente a disposizione del Governo, libero finalmente di muoversi senza dover più attendere la lenta e insopportabile burocrazia.
Per loro Bourne è assolutamente una minaccia.

Deve essere trovato, vivo o morto!

Peccato che Jason non abbia nulla da perdere, vuole trovare i suoi “creatori”, tornare dove tutto era iniziato, per capire se è nato killer o se è stato trasformato in una macchina assassina, e per riuscire nell’impresa nulla e nessuno riuscirà a fermarlo!

Tre anni dopo The Bourne Supremacy torna dietro la macchina da presa Paul Greengrass, riuscito nell’impresa, sempre complicata, di superare entrambi i capitoli precedenti!

Questo The Bourne Ultimatum è un concentrato adrenalinico di azione allo stato puro, non esiste un secondo di pace e tranquillità, un vero e proprio mozzafiato thriller di spionaggio di primissima caratura, come non se ne vedevano oramai da tempo!
Confermatissima la macchina in spalla, scorbutica, isterica, quasi schizzofrenica, mai ferma, sempre pronta a primi piani strettissimi, aiutata da un montaggio serratissimo, opera di Christopher Rouse, che rende l’azione ancor più veloce e incalzante di quanto già sia di suo, la pellicola è retta da una buonissima sceneggiatura, scritta come per i due capitoli precedenti dall’ottimo Tony Gilroy, che non disdegna colpi di scena, salti temporali, flashback, inseguimenti di ogni tipo, scazzottate, corpo a corpo credibilissimi, depistaggi continui e voli da un capo all’altro del mondo, passando per la Spagna, l’Italia, il Marocco, l’Inghilterra e gli Usa!
Matt Damon si conferma azzeccatissimo nella parte di agente praticamente imbattibile, mentre sempre sugli scudi è l’incompresa Joan Allen, presente in tutti e tre i film, affiancata da un cinico David Strathairn, l’onnipresente Julia Stiles, il killer silenzioso Paddy Considine, e il mitico Albert Finney, ideatore e creatore di Jason Bourne, o meglio della sua nuova personalità.

La storia dei capitoli precedenti non viene riassunta praticamente in nessun modo, quindi è fondamentale, e dato forse per scontato, che chi vede questo terzo capitolo abbia visto per forza di cose anche i due che l’hanno preceduto… in caso contrario i dubbi sul plot esisterebbero eccome!
Paul Greengrass si diverte, è palese, e finalmente osa, con movimenti di macchina assolutamente strepitosi, riprendendo tutto da vicino, spesso utilizzando la visione in soggettiva dello stesso Bourne, in modo che lo spettatore si senta ancora più coinvolto all’interno della storia stessa.

Puro intrattenimento, il film vola via che è una meraviglia, senza mai lasciarsi ad un momento di pausa, lasciando un finale aperto che, smentite dei produttori a parte, considerando anche gli incassi pazzeschi, lascia più che qualche porta aperta ad un possibile quarto capitolo.
E qui lo dico e qui lo confermo… dovesse uscire come questo terzo capitolo, bè… che vadano pure avanti con la saga!

Voto:7,5

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