Cinque anni dopo “A Day Without Rain”,la Celtic Lady Enya torna con “Amarantine” ,un nuovo cd in inglese,giapponese e in una lingua inventata.
E’ la più misteriosa fra le signore del Pop,la cantante che non fa concerti.Una carriera iniziata nell’80 con i Clannad,band di famiglia,caposaldo della musica popolare irlandese,poi nell’88 l’avventura come solista.Un disco ogni due tre anni,più di sessanta milioni di copie vendute in tutto il mondo e nel 2001 è campionessa assoluta di vendite.Compone la splendida May It Be per la colonna sonora del primo dei tre films tratti dalla saga di Tolkien,”Il Signore degli Anelli” che le fece quasi vincere l’Oscar per la migliore canzone inserita in una colonna sonora ma Randy Newman le strappò la statuetta con il motivo di Monsters&Co.
Con Amarantine Enya si lascia trasportare quasi completamente verso un genere,decisamente più in linea con il pop, che aveva già (appena) assaporato con il suo ultimo cd e forse,visto il successo ottenuto,ha pensato bene di bissarlo.Ha tralasciato solo l’originalità e la passione che avevano sempre caratterizzato i suoi brani.Ritmi riciclati e testi banalissimi fanno parte di Amarantine.
Per tacere poi dell’idea partorita dalla sua amica e ideatrice dei testi Roma Ryan, di inventarsi una nuova lingua,quella dei Loxians,popolo delle acque(ma a giudicare da come parlano direi delle fogne.).Bastava il gaelico,lingua madre di Enya, a rendere misteriosi i testi delle sue canzoni.In questo modo Enya ha abbandonato l’aura di mistero che la attorniava quando cantava delle leggende e delle divinità celtiche,della Regina Boudicea e dei paesaggi del Signore degli Anelli.
Il primo brano,Less Than a Pearl,sembra un remake enyesco della canzone disneyana dei Sette Nani,basta come commento?Il secondo,Amarantine,è la title track del cd e reduci da Only Time del 2000 ci aspettavamo decisamente di meglio. L’aggettivo amarantine significa imperituro,immortale ed è anche il nome di un fiore,nulla di meglio Enya?Il terzo brano,it’s in the rain,il sesto,long long journey e l’ottavo,someone say goodbye,li possiamo salvare,il terzo il particolare,perché gli altri due brani sono palesemente riciclati.Nessuno dei tre brani,in ogni caso,avrebbe retto come singolo.
La più amara delusione è la quinta traccia,the river sings.Dopo una hit assoluta,Orinoco Flow ,era la prima volta che Enya riprendeva un tema fluviale.Nulla a che vedere con lo scorrere dell Orinoco.Ancora una volta lo schema della canzone din troppo semplice e l’inedita sonorità del linguaggio dei Loxians non fanno onore alla fama della Celtic Lady.
Solo Sumiregusa,il brano in giapponese,ispirato a un Haiku (composizione di tredici versi) in lingua soddisfa le aspettative.Una melodia leggera,sfuggente, insolita e carica di significato ci rivela che una parte di Enya ancora sopravvive ed è in grado di farci emozionare.
Voto : 6 per la fiducia.
-Eclipse-