Candidato a 5 Golden Globe e in odore di Premio Oscar a Benedict Cumberbatch (anche se il sottoscritto darebbe la statuetta al ritrovato Michael Keaton di Birdman), The Imitation Game si appresta ad uscire nei cinema d’Italia. Dal 1° gennaio in sala grazie a VIDEA, il film di Morten Tyldum darà finalmente luce alla vita di Alan Turing, matematico, criptoanalista ed eroe di guerra che contribuì in maniera determinante a scrivere la parola fine della Seconda Guerra Mondiale. Peccato che venne poi arrestato con l’accusa di “atti osceni”, incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica. Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, Turing ha avuto il merito di aver decifrato i cosiddetti codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale. Al fianco di un meraviglioso Cumberbatch si fa spazio Keira Knightley, per un film quest’oggi ‘lanciato’ da un paio di interessanti dietro le quinte sottotitolati in italiano.Per scoprire finalmente la storia di un genio, umiliato e costretto al suicidio dal Governo britannico. Solo e soltanto perché gay. Queste le parole di Benedict in memoria di Alan:
‘Alan Turing era un uomo dalla personalità unica, intraprendente e disarmonica; estremamente efficiente, valido e premuroso, aveva una grande affinità con i bambini. Possedeva questa capacità illimitata di comunicare con la gente senza sentirsi confinato nei soliti luoghi comuni, quel tipo di interazione che ci si aspetta da un uomo sempre molto concentrato su qualcosa e un po’ timido. E’ stato sempre considerato un tipo strano, persino da sua madre che lo chiamava “an odd duck” (un tipo strambo). Era un uomo molto capace, arguto e attento alla salute e alla forma fisica – ha persino corso maratone a livello quasi olimpico e gareggiato in gare di fondo. Percorreva di corsa circa 20 km per andare a lavorare all’Università di Manchester da casa sua a Wilmslow. Ho parlato con persone che lo avevano conosciuto durante la sua permanenza a Manchester e tutti hanno detto quanto fosse straordinariamente gentile, educato e riservato. Evitava quasi sempre il contatto visivo diretto, ma quando non lo faceva, ti sentivi immerso in una personalità molto umana, incuriosita, spiritosa e piacevole. Dava l’idea di essere sempre altrove con i suoi pensieri, concentrato e chiuso nel suo mondo e nei suoi ragionamenti; faceva cose un po’ eccentriche ma in modo molto trasparente. Era un essere umano straordinario, un animo gentile e buono, leggermente goffo ma ostinatamente determinato, un uomo deciso e volitivo dotato di un talento eccezionale e di grandi capacità. La tragedia della sua vita non sta solo nel fatto che sia morto così giovane, ma che sia stato perseguitato per l’intolleranza nei confronti della sua sessualità di quel periodo storico’