«Non vorrei usare etichette, appartengono alle vecchie generazioni e discendono da un modo di ragionare che considero superato e anche un po’ discriminatorio. Preferisco parlare di relazioni fluide. I miei fan, quando gli ho detto che il nuovo disco avrebbe parlato di una storia d’amore, non mi hanno chiesto se si trattava di un uomo o di una donna, e il linguaggio amoroso oggi sul web usa frasi come “sei la mia persona”. Non ho bisogno di fare coming out perché nessun giovane si stupisce che mi sia innamorato di un ragazzo, e penso che nessuno dei miei coetanei si tirerebbe indietro se gli capitasse di provare un’emozione per una persona dello stesso sesso». «È successo che mi sono innamorato. Una storia molto particolare con un ragazzo che fa il regista, molto diverso da me. È durata due anni ma, in termini di quello che succedeva tra noi, forse qualche giorno. All’inizio quando due persone si incontrano sono due contenuti completi, il resto rimane fuori; poi allarghi la visuale e vedi che ci sono dei confini da rispettare. Io sicuramente nell’ultimo anno sono stato molto autoriferito e concentrato sulla musica e questo ha creato problemi. Il primo amore è perfetto, tutto è bellissimo, solo che ti mancano le regole del gioco e quando le impari, spesso è troppo tardi: le pagine degli errori restano lì, non puoi strapparle dal diario, e quando gli errori diventano tanti è difficile che possa esserci un epilogo felice. Se mi guardo indietro oggi mi dico: “Siamo stati proprio stronzi”». «Mi sono accorto che la mia generazione è molto diversa anche nei rapporti sentimentali: viviamo se siamo in un algoritmo e, se non sei continuamente connesso, sei tagliato fuori da tutto. Troppa comunicazione fa sentire soli e l’amore oggi risponde più a un bisogno; c’è molta più ricerca dell’emotività che del sesso fine a se stesso, la scopata del sabato sera interessa sempre meno. Se le persone si confrontano più su un piano emotivo i rapporti diventano complessi e anche fluidi: la sessualità smette di essere una scelta nel momento in cui la scelta diventa l’emozione. Io ho incontrato una persona che mi ha emozionato, che fosse un ragazzo è del tutto irrilevante: in futuro potrebbe succedermi anche con una ragazza».
Così Michele Bravi, trionfatore ad X-Factor nel 2013 e a breve per la prima volta sul palco del Festival di Sanremo, ha fatto coming out sulle pagine di Vanity Fair, in edicola domani.
Un coming out in realtà ‘strozzato’, quello di Michele, sessualmente ‘fluido’ e sicuro di potersi innamorare anche di una ragazza, casomai capitasse l’occasione. E se lo dice lui perché non credergli, ma caro Michele sei dannatamente ingenuo quando vai a depotenziare il coming out in quanto ‘giovane’, perché neanche immagini quanti tuoi coetanei, ancora oggi, si nutrano di ostentata omofobia.