«Ricordo a tutti che il militare che dovesse fare “outing” o intendesse unirsi civilmente con altra persona dello stesso sesso, ovvero conviverci, non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario. Sarà considerato illegittimo ogni commento o comportamento teso a denigrare e offendere la reputazione di detto personale. Tutti i militari, a nulla rilevando le proprie scelte e orientamenti, dovranno essere valutati disciplinarmente soltanto laddove il contegno e la condotta non fossero in linea con i dettami dello specifico status» (via LaRepubblica).
Pensieri e parole di Claudio Gabellini, generale dell’Aeronautica che tramite comunicazione interna si è così rivolto al Comando delle forze da combattimento.
Una presa di posizione necessaria dopo l’unione civile che ha coinvolto due militari, ovviamente rimasti anonimi.
L’associazione Polis Aperta stima che i gay in divisa in Italia siano addirittura 19.000, fra forze armate, carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizie locali.
Fondamentale, rimarcano dall’associazione, contrastare l’omofobia in caserme e nei commissariati, così come garantire accesso ai ruoli operativi per i transessuali.
La speranza, dopo questa presa di posizione di colui che è stato il primo italiano nominato Chief of Staff del Nato Air Command, è che qualcosa si possa finalmente muovere.