Good as You: Recensione in Anteprima

Condividi

Good as You
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 6 aprile
Pubblicata da ME su CINEBLOG.it

Uno sguardo non sul mondo gay, ma dal mondo gay“. Con queste parole il regista Mariano Lamberti ha provato a descrivere Good asd You, gay comedy tutta italiana tratta dall’omonima piece teatrale scritta da Roberto Biondi. Costato 500,000 euro, e in parte prodotto dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, il film prova a raccontare la comunità glbtq senza sfociare nel classico piagnisteo cinematografico all’italiana, fatto di drammi e pietismi di ogni sorta. “Uno spaccato allegro, autoironico e divertito“, l’ha coraggiosamente definito Lamberti, purtroppo penalizzato da una regia a tratti quasi amatoriale e da uno script troppo spesso superficiale, soprattutto nel momento stesso in cui affronta temi delicati come quelli relativi all’hiv e all’omogenitorialità.

Cercando ad ogni costo di allontanarsi dal ‘cliché’ del cinema gay tricolore, Lamberti e lo sceneggiatore Riccardo Pechini marcano esageratatamente la colorata gioiosità dell’intera opera, a tratti innegabilmente divertente ma troppo spesso ‘imbarazzante’, tanto in termini recitativi quanto prettamente qualitativi. Se il soggetto di base funziona, così come l’intenzione di raccontare una comunità gay decisamente diversa dagli stereotipi cinematografici del mercato nostrano, Good as You deraglia in ambito produttivo, e soprattutto mediatico/promozionale, a causa di un trailer tanto agghiacciante quanto in parte fuorviante, trasformandosi automaticamente in un’evidente occasione sprecata.

Quattro uomini e quattro donne sono destinati ad incrociare le proprie strade in una lunga e colorata notte di Capodanno, nel cuore della Capitale. Capitati quasi per caso nella stessa casa, gli 8 protagonisti vivranno sulla propria pelle avventure, tradimenti ed inconfessabili confessioni, segnando così un destino apparentemente già scritto. Sulle note di Carmen Miranda…

Quando il cinema italiano prova a raccontare l’Universo gay non riesce quasi mai ad andare oltre i soliti stereotipi di base. Perché alcuni ingredienti devono esserci per forza. Parliamo del momento ‘dramma’, con pestaggi e/o morti e/o incomprensioni famigliari necessari per far partire l’immancabile fendente vittimistico; del momento ‘macchietta’, con uomini particolarmente effeminati e solo apparentemente divertenti chiamati a tranquillizzare’ lo spettatore eterosessuale, perché ‘per fortuna non sono così’; e del momento “depressivo”, con l’onnipresente omosessuale rigettato dalla società e per questo motivo pronto al suicidio. Ora, appurato che il mondo gay va ben oltre questi 3 punti cardine del cinema di genere tricolore, Mariano Lamberti, Roberto Biondi, Riccardo Pechini e Diego Longombardi hanno provato a raccontare un altro Universo, divertente e divertito, colorato e colorito, consapevole ed ‘orgoglioso’, e soprattutto ben rappresentato in tutte le sue varie forme ‘umane’, prendendo a piene mani dalla tipica commedia italiana.

Ne è così uscito, con molti più difetti che pregi, Good as You, titolo che spazia dall’inguardabile all’interessante con fastidiosa e probabilmente evitabile semplicità. Per 100 minuti circa si ha infatti spesso la sensazione di assistere ad un qualcosa di evidentemente ‘amatoriale’. Dalla regia ad alcuni dialoghi, dal sole che travolge la casa nella ‘notte di capodanno’ ad alcuni momenti totalmente inutili, e inspiegabilmente inseriti all’interno del montaggio finale. Se il testo teatrale nel suo complesso funziona, a non convincere è la superficialità di base che travolge tutto e tutti. Affettività omosex, hiv, omogenitorialità, famiglia glbtq, tutto è tratteggiato male e frettolosamente, travalicando forzatamente i confini della commedia, sicuramente ben soppesati.

Note di merito, invece, per quanto riguarda il variegato cast. Stupisce ancora una volta in positivo Lorenzo Balducci, attore ormai ‘epurato’ dal cinema italiano e ‘rovinato’ dall’ingombrante figura del padre, così come convincono le 3 donne principali, ovvero Daniela Virgilio, il cui ‘indeciso’ personaggio cozza con la sanità mentale, Lucia Mascino e soprattutto la romana Elisa Di Eusanio, lesbica ‘camionista’. Se Enrico Silvestrin appare come un pesce fuor d’acqua, diverte Diego Longombardi, tra le altre cose produttore del film, esilarante macchietta talmente sfacciata da risultare persino gradevole. Velo pietoso, infine, su Luca Dorigo, chiamato a vestire i panni di un ‘caliente macho latino’, se non fosse che il suo spagnolo per 3/4 di pellicola sembri bergamasco. Indecifrabile.

Il mondo gay non è solo e soltanto lustrini, divertimento e libertà sessuale, ricorda giustamente Lamberti, ma anche affettività, famiglia e fedeltà ‘coniugale’. Peccato che a stridere in questo caso sia il livello qualitativo generale. Sfacciatamente basso, anche dinanzi ad una produzione ‘low budget’ come questa, per poter ambire ad una promozione a pieno titolo.

Voto: 4,5

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy