Nichi Vendola su GQ contro l’Omofobia

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Più che un semplice orecchino è diventato un SIMBOLO, di orgoglio nell’essere quello che si vuole essere, nel vivere liberamente quello che si è, nello scegliere come vivere la propria persona, mettendoci la faccia sempre e comunque. Nichi Vendola troneggia sulla copertina del prossimo numero di GQ, con un enorme orecchino da zingaro da indossare, ispirato ai versi di Federico Garcìa Lorca. “Le forme più trasgressive e spettacolarizzate di esibizione dell’identità gay, normalmente, sfilano un giorno all’anno; le forme più pacchiane e spettacolarizzate di esibizione dell’identità etero, nella sua versione più maschilista e più machista e anche più greve, sfilano anche nei palazzi del potere tutti i giorni dell’anno”. Intervistato, Vendola torna a parlare di omofobia, sottolineando come NON appartenga SOLO alla cultura di destra, ma anche a quella di sinistra, “che rappresenta l’omosessualità come una devianza piccolo-borghese”, ma  “oggi vale la pena pagare il prezzo della propria libertà piuttosto che soffrire due volte. È ingiustificato l’atteggiamento di chi si nasconde, di chi fugge dalla propria verità, perché i tempi sono molto cambiati, perché ci si dà coraggio gli uni con gli altri”. E la Chiesa come si pone in tutto questo? “Il fatto che sia governata da una casta sacerdotale maschile impedisce un confronto più capace di accoglienza. Ciononostante, chi ha una vera fede religiosa può essere gay, ma non può essere omofobo, perché il cristianesimo è il capovolgimento di qualunque possibilità di violare la libertà e la dignità di ogni essere umano. Per questo, anche quando dalla Chiesa cattolica arrivano messaggi arbitrari o violenti, noi dobbiamo evitare di replicare con stilemi da anticlericalismo ottocentesco”. Qual è la manifestazione di omofobia ai suoi danni che più gli ha fatto male?  Così Vendola sentenzia: “Il ciclico tentativo di assimilare l’omosessualità alla pedofilia che periodicamente produce, nei protagonisti della macchina del fango, delle autentiche scariche d’adrenalina”, per poi concludere in questo modo: “Una delle cose più belle che mi siano accadute è quando, nel 2000, durante il World Gay Pride ho ricevuto una telefonata da mia madre. Aveva sentito alla radio il mio discorso e mi confidava che sia lei sia mio padre erano molto orgogliosi di me; papà aveva anche detto che forse avrebbero dovuto chiedermi scusa. Non ho mai pianto tanto in vita mia”. Parole e pensieri di Nichi Vendola, politico che andrebbe CLONATO e mandato ai quattro angoli del Paese. Per farlo crescere, e maturare, una volta per tutte. Grande Nichi.

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